leggo, ringrazio e riporto dal commento odierno della
Spinelli su Repubblica (link):
[...] Lasciare che i consumi si spostino dal futuro al presente
(dunque pesare sulle generazioni a venire) significa ridurre gli investimenti e
consumare oggi. È il percorso contrario che va imboccato: investendo sulle
produzioni utili nel futuro, consumabili in modi nuovi da figli e nipoti.
Anche questa è rivoluzione della dignità. È onorare chi
viene, e non ha ancora voce né rappresentanza. È meno remunerativo
nell'immediato, non porta voti ai partiti che vivono solo per il breve termine
(cioè per i mercati) e ignorano il nuovo spazio pubblico che è l'Europa; ma nel
lungo periodo apre speranze. È giudicare quello che abbiamo e facciamo -
terra, clima, politica - alla luce delle parole di Alce Nero, il capo
Sioux: "La terra non l'ereditiamo dai nostri padri, ma l'abbiamo in
prestito dai nostri figli".